“Ascoltare significa
capire ciò che l’altro non dice”
- Carl Rogers -
L'ascolto empatico, attento e profondo e la ricerca di autoconsapevolezza sono qualità fondamentali delle mie attività di pianista, docente e counselor, apparentemente diverse ma unite proprio da questi due elementi: il dialogo di due alberi possenti e rigogliosi ne sono il simbolo.
Come una mano che si apre permette alle dita di fiorire e in questo modo diventa essa stessa un tronco ben radicato così è il percorso di counseling: aprirsi alla fiducia in sè stessi e nella vita permette il fiorire delle proprie potenzialità e crea le basi solide del proprio essere nel mondo.
Spesso ce ne andiamo nel mondo solo con una nostra immagine riflessa e sbiadita.
La relazione empatica dove c’è accettazione incondizionata di come siamo, senza giudizio alcuno, che è alla base del counseling, ci può aiutare molto a mettere a fuoco chi veramente siamo.
“Quando si viene ascoltati e intesi, situazioni confuse che sembravano irrimediabili si trasformano in ruscelli che scorrono molto più limpidi”
- C. Rogers -
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foto Patrizia
Sono Patrizia Romano,
come professionista esperta di Counseling aiuto le persone a superare disagi emotivi e relazionali. La formazione mi ha portato a sviluppare ancora di più quelle qualità che già caratterizzavano la mia persona, come l’ascolto attento, profondo, empatico, la cura, l’accoglienza senza giudizio, in una parola l’esserci pienamente per l’altro. Oltre alla formazione specifica come counselor, ha contribuito moltissimo a espandere queste qualità la mia lunga attività di docente di pianoforte in Conservatorio che mi ha regalato una capacità molto particolare di ascolto. Nel setting di aiuto, la relazione permeata da questi elementi, favorisce incredibilmente l’instaurarsi di un clima adatto a far emergere risorse e soluzioni che la persona, il più delle volte, aveva già in sé, senza saperlo.

Sono una persona mossa dalla passione per la ricerca. Per questo, un ventaglio di interessi, autenticamente approfonditi, contraddistinguono la mia vita e mi spingono ad andare aldilà delle apparenze delle cose, per coglierne il collegamento e il significato.
Tre, principalmente, sono le mie passioni. In ordine cronologico:
la Musica, che mi accompagna sin dall’infanzia;
l’analisi Bioenergetica che è comparsa nella giovinezza;
ed infine il Counseling abbinato al Focusing svelatosi nella maturità.

Tutti e tre questi interessi sono andati nel tempo, in maniera affascinante per me, intrecciandosi, arricchendosi e colorandosi in modo sinergico. Posso essere pianista e docente con la ricchezza e l’intuizione del counseling, posso essere counselor con la sensibilità e l’ispirazione del mio essere musicista.

Il Counseling

Attraverso un percorso di counseling puoi ricevere sostegno e sviluppare le tue risorse personali; sviluppare l’autostima, la capacità di assertività e di determinazione; cambiare l’atteggiamento nei confronti delle esperienze della vita e scoprire che il potere di cambiare è già presente in te fin da oggi; creare convinzioni che ti diano sostegno, allenando la mente a una visione positiva e costruttiva della vita.

“Quando avrai preso coscienza delle tue possibilità, arriveranno anche le opportunità, per questo devi fare in modo che il tuo orizzonte non sia anche il tuo confine”
(Luciano M. Donatoni)

La Musica

Per quasi un ventennio ho svolto attività concertistica contemporaneamente a quella di docente di pianoforte, in seguito mi sono dedicata principalmente alla didattica. La formazione come counselor mi ha portato naturalmente ad orientare la mia attività di Counseling anche in questo settore specifico. Credo che essere sostenuti da un counselor che è anche musicista e che quindi conosce perfettamente, per averle provate sulla propria pelle, le difficoltà che sono legate a questa professione, sia una risorsa preziosa.

“Senza la Musica la vita sarebbe un errore”.
F. Nietzsche

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"Esiste un curioso paradosso: quando mi accetto cosi come sono, allora posso cambiare" - C. Rogers -
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Bioenergetica

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Il Counseling

Il counseling è una relazione d’aiuto per chi si trova temporaneamente in situazione di difficoltà. É un percorso di breve durata, da pochi incontri a qualche mese. Non si basa su diagnosi o interpretazioni ma innanzi tutto su un ascolto empatico, senza giudizio e di accettazione incondizionata per la persona e il per contenuto che la persona porta. Attraverso un percorso di counseling si può ricevere sostegno in un momento di difficoltà ed essere aiutati a potenziare le proprie risorse personali; a sviluppare l’autostima, la capacità di assertività e di determinazione; a cambiare l’atteggiamento nei confronti delle esperienze della vita e scoprire che il potere di cambiare è già presente in noi fin da oggi; a creare convinzioni che danno sostegno, allenando la mente a una visione positiva e costruttiva della vita.

“Quando avrai preso coscienza delle tue possibilità, arriveranno anche le opportunità, per questo devi fare in modo che il tuo orizzonte non sia anche il tuo confine” (Luciano M. Donatoni)

Il Counseling

Il counseling è una relazione d’aiuto per chi si trova temporaneamente in situazione di difficoltà. É un percorso di breve durata, da pochi incontri a qualche mese. Non si basa su diagnosi o interpretazioni ma innanzi tutto su un ascolto empatico, senza giudizio e di accettazione incondizionata per la persona e il per contenuto che la persona porta. Attraverso un percorso di counseling si può ricevere sostegno in un momento di difficoltà ed essere aiutati a potenziare le proprie risorse personali; a sviluppare l’autostima, la capacità di assertività e di determinazione; a cambiare l’atteggiamento nei confronti delle esperienze della vita e scoprire che il potere di cambiare è già presente in noi fin da oggi; a creare convinzioni che danno sostegno, allenando la mente a una visione positiva e costruttiva della vita.

“Quando avrai preso coscienza delle tue possibilità, arriveranno anche le opportunità, per questo devi fare in modo che il tuo orizzonte non sia anche il tuo confine” (Luciano M. Donatoni)

Il musicista e il suo mondo

 Per comprendere meglio qual è stato e quale è questo lavoro di ricerca, e soprattutto il senso e la ricchezza di questa sinergia, mi sembra necessario spendere qualche parola per descrivere, per chi non la conosce, la figura professionale del musicista, l’ambiente in cui si muove, il suo mondo interiore. Nella cultura italiana lo studio della Musica è inspiegabilmente appena accennato nelle scuole, per cui s’ignora la figura professionale del musicista e quando la si immagina, si pensa, il più delle volte, a un’attività ludica e divertente o a un hobby. C’è molta confusione,

perché esistono tanti linguaggi musicali diversi che sono espressione di altrettanti mondi diversi e che hanno implicazioni e coinvolgimenti assolutamente diversi. Il musicista interprete della cosiddetta “Musica classica”, ha una relazione molto ricca, profonda, delicata, in una parola, molto complessa con il suo far Musica. È un rapporto pieno di implicazioni ai più vari livelli. 

Il contatto con lo strumento musicale inizia nell’infanzia o, al massimo, nella primissima adolescenza, per poi accompagnare la persona per tutta la vita. Ed è un contatto assolutamente giornaliero e, via via che cresce la professionalità, cresce di pari passo il numero di ore di studio e di allenamento. Utilizzo volutamente quest’ultima parola perché, per un aspetto, il musicista è simile all’atleta. Ambedue usano il corpo e, come forse non si immagina, esiste una bella differenza tra apprendimento solo mentale e apprendimento anche corporeo. Con quest’ultimo non si può dare nulla per scontato: ogni giorno si ricomincia da capo ad allenare i muscoli che, nel musicista, sono anche gli strumenti per esprimere il vissuto emotivo e il progetto mentale. Oltre ad essere simile all’atleta, la figura del musicista è anche vicina a quella dell’artigiano altamente specializzato, che costruisce giorno per giorno con disciplina, costanza e creatività la sua opera, ben consapevole che la terza qualità senza le altre due non avrebbe radici. 

Questo modo di rapportarsi allo studio dello strumento musicale fa sì che tutto il resto ruoti intorno a questo, portando a scelte di vita a volte drastiche, a sacrifici a volte anche pesanti e quindi a grosse aspettative. Si tratta in definitiva di una relazione che accompagna e impregna fortemente tutto lo sviluppo della persona, ed è una relazione privilegiata perché si offre come specchio per la persona stessa e del suo rapporto con la vita. 

Sappiamo bene quanto questo rapporto riceva forma dalle peculiarità insite in ognuno di noi e dalle risposte dell’ambiente. Come insegnante, ho molte volte constatato come nella mente del musicista, studente o professionista non cambia, esista spesso l’equazione “suonare bene = avere diritto a esistere e ad essere amato”. Questo spiega bene come l’esprimersi in Musica possa legarsi a tratti caratteriali arcaici e perciò molto profondi.


Sarebbe qui interessante fare un’analisi approfondita del rapporto del musicista con il suo far Musica, secondo i vari caratteri nella visione bioenergetica di A. Lowen; ma, per brevità, mi limito ad accennare alle varie problematiche, sottolineando che il musicista è sempre in contatto, da studente e da professionista, con i propri processi di apprendimento e di realizzazione tramite l’espressione di sé. C’è quindi un confronto continuo con la propria autoimmagine, con il senso di sé, con la propria autostima. Per questo possono affiorare, problemi di insicurezza, di inadeguatezza, di paura del giudizio e tutta una serie di desideri-paura come il desiderio-paura di essere visto e di sentirsi esistere, di essere accettato e amato, di essere al centro dell’attenzione, di avere successo e di sentire il proprio potere personale, il desiderio-paura di esprimersi liberamente senza trattenersi, il desiderio-paura di lasciarsi andare al piacere, all’amore e all’entusiasmo per la Musica. 

A livello personale è poi presente un’alta dose di ansia da prestazione. Il musicista quasi mai si paragona a se stesso e a ciò che può diventare realizzando le sue specifiche potenzialità, ma si paragona costantemente ai più grandi concertisti. Questo lo porta alla ricerca della perfezione, di quel qualcosa in più da raggiungere che, se da una parte, può essere fonte di grande stimolo, dall’altra, però, gli può far correre il rischio di non godere mai appieno di 

quello che fa e di non nutrirsene. È noto, invece, quanto il piacere sia fonte di vita e di forza. 

A livello relazionale, egli è sottoposto ad una pressione costante perché nell’ambiente musicale è molto presente un atteggiamento di tipo spietatamente competitivo. 

Di fronte a questo complesso orizzonte emotivo, il musicista molte volte, purtroppo, risponde con una mancanza di consapevolezza, attivando al massimo il suo sapere e il suo saper fare, mettendo in secondo piano il saper essere. Egli cioè esalta la sua competenza e la sua abilità tecnica, nel tentativo, non sempre felice, di superare le sue ansie, rese ancor più drammatiche dal fatto di non potere essere espresse e condivise in un ambiente giudicante e squalificante. Si attivano, infatti, molti falsi sé. Il vero sé profondo viene sostituito, spesso, da un’immagine illusoria e narcisistica compensativa dell’insicurezza e del desiderio di essere amati e accettati. Il successo è spesso cercato come riempitivo di un vuoto interiore causato da un non contatto con il sé profondo. In questo caso il fine è la performance di successo, mentre la gioia di suonare e di comunicare suonando va irrimediabilmente perduta. 

Sono convinta che si possa invertire la rotta e attivare la spinta al saper essere, cioè a dire, al contatto con la propria autenticità. In questa ottica suonare diventa una ricerca di consapevolezza e quindi un percorso di crescita. La performance di successo in questo modo non è più il fine, ma un mezzo per attivare questo processo nel quale il rapporto con la Musica diventa “un viaggio il cui significato sta nel viaggio stesso e non nella sua destinazione”. 

Personalmente, dopo quindici anni di carriera concertistica, ho deciso di dedicarmi principalmente all’insegnamento con l’intento specifico di portare il mio contributo, nel compimento di questa inversione di rotta. Ponendomi come facilitatore di questo 

processo, sono assolutamente convinta che l’utilizzo di tecniche di consapevolezza corporea ispirate alla bioenergetica e lo stabilire un rapporto tra maestro e allievo, ispirato alla vera empatia, possano essere mezzi validissimi per percorrere questo cambiamento. 

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